Come scegliere delle cuffie per gaming, ascolto o lavoro

20 agosto 2020

Nel vasto mondo delle cuffie si trovano tante sigle, come "risposta in frequenza", "cuffia aperta/ chiusa", o anche "soundstage". Vediamo, quindi, di dissolvere tutti i dubbi in questo campo

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Nel vasto mondo delle cuffie si trovano tante sigle, come "risposta in frequenza",, "cuffia aperta/cuffia chiusa", o anche "tenuta in potenza" e "soundstage"

 

Vediamo quindi di risolvere tutti i dubbi in questo campo.

 

Innanzitutto, le cuffie si suddividono in aperte e chiuse (oltre alle altre sfumature, come le semichiuse o le semiaperte) e si differenziano in questo modo poiché il primo tipo ha il retro con dei fori che permettono al suono di entrare e uscire, mentre il secondo tipo ha il retro fatto di plastica piena (chiuso, appunto). 

 

Ecco un esempio di cuffia chiusa, dellal quale può notare il retro chiuso 

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Ecco, invece, un esempio di cuffia aperta, dal quale si possono notare le aperture sul retro

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Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di queste tipologie? Le cuffie aperte tendono ad avere un miglior soundstage (e quindi migliore spazialità del suono, fondamentale in gaming per rendere la distanza); le chiuse, invece, tendono ad avere una minore spazialità del suono ma più bassi, anche se esistono cuffie chiuse con soundstage ottimo e, in alcuni casi, pari alle aperte (un esempio sono le Shure SRH440 o SRH840/940/1540 o anche le Sony MDR-Z1R in foto sopra)

 

#Soundstage

Ma, per l'appunto, cos'è il soundstage?A che mi serve se gioco?

Il soundstage, banalmente, indica lo spazio tridimensionale creato da un paio di cuffie o altoparlanti. In gaming una migliore spazialità del suono è fondamentale poichè permette di rendere meglio lo spazio attorno al giocatore. Un altro termine importante, che verrà citato spesso, è l'imaging, cioè il livello di dettaglio di una cuffia

 

Bene, quindi, prossimo dubbio: 

 

#I driver

Ma è impossibile! Le cuffie non hanno driver!

Non proprio, per ““driver” in questo caso s’intendono i due altoparlanti presenti in un paio di cuffie

Possono essere di tre tipi:

  • dinamici

Fonte, quello destro è davanti mentre il sinistro raffigura il retro

 

  • magnetoplanari ed elettrostatici

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Molto brevemente, i primi sono i più comuni e sono fatti da una membrana a forma di cono su cui è incollato un avvolgimento detto voice coil in cui scorre la corrente, che genera un campo magnetico indotto che fa allontanare e avvicinare la membrana dal magnete, solitamente al neodimio o in alcuni casi in ferrite, posto sul fondo

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Le magnetoplanari e le elettrostatiche sfruttano un principio simile, ma hanno il driver composto da un diaframma (diaphragm) su cui è stampato un circuito posto fra due magneti. Il suono viene prodotto dal movimento del primo. Le elettrostatiche, però, si servono del campo elettrico.

 Queste ultime due tipologie, in più, sono generalmente le cuffie più esose in termini di potenza per loro natura (a dispetto della bassa impedenza), a causa dell’estensione del circuito. Più nello specifico, le elettrostatiche necessitano di tensione particolarmente elevata per funzionare, oltre 500V, e per questo motivo vanno usate con amplificatori specifici, con i quali spesso sono vendute.

Ma comunque state tranquilli che queste ultime due sono meno comuni.

Un’altro tipo di driver, usato principalmente negli auricolari o IEM, è l’armatura bilanciata, che può essere usato in combinazione con un driver dinamico (vedi sopra) o con piccoli woofer (che vedremo in modo più accurato nella prossima guida agli altoparlanti) per coprire l’intervallo di frequenze limitato di questo tipo di driver che, però, ha il vantaggio di poter essere messo a punto per uno specifico range di frequenze (ad esempio: bassi, alti, medi)

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Questo tipo di driver, che a differenza dei dinamici ha forma rettangolare, che consiste in una sorta di “barra” (armatura)  collegata al diaframma (diaphragm) circondata da un avvolgimento (coil) che a sua volta è circondata da magneti. Quando la corrente scorre nell’avvolgimento, magnetizza l’armatura che si muove facendo muovere, a sua volta, il diaframma producendo suoni.

 

#Rodaggio

Proprio per il principio di funzionamento dei driver è importante fare almeno 20 ore di ascolto (non necessariamente consecutivo) per dare il tempo alle membrane di “sciogliersi" un pochettino e quindi tirare fuori il massimo dalle cuffie

Non allarmatevi, quindi, se le vostre cuffie all’inizio hanno bassi “impastati" e fanno sembrare quartetti da camera le orchestre, è normale!

C’è anche da dire anche che, poi, il più delle volte il cervello si adatta poco per volta al suono delle cuffie, ma il rodaggio ha comunque effetti benefici ed è bene eseguirlo prima di trarre giudizi definitivi su una data cuffia.

 

 

A questo punto, chiariamo i dubbi che possono sorgere leggendo le specifiche tecniche di un paio di cuffie, tenendo ben a mente che i seguenti parametri non dicono se una cuffia suona bene o meno, sono semplici parametri elettrici:



#Sensibilità

Indica in dB SPL/mW quanto forte una cuffia suona se gli si invia un segnale da 1kHz a 1mW.

Che significa quindi?

È un dato importante perché ci dice, assieme all’impedenza e alla tenuta in potenza se una cuffia necessita di un buon amplificatore o meno.

Non ci dice, però, come suona (così come tutte gli altri parametri elettrici)

 

#Impedenza

L'impedenza ndica la “resistenza" che la corrente incontra a circolare nel driver. Al diminuire dell’impedenza, l’amplificatore eroga più corrente (misurata in mW) e viceversa. Questo parametro è costituito da resistenza e reattanza 

Così come la sensibilità e la tenuta in potenza ci aiuta a dimensionare l’amplificatore per il nostro paio di cuffie

 

#Tenuta in potenza

A questo punto, arriviamo alla tenuta in potenza, o anche “Power handling capacity”. E’ un dato puramente indicativo, ma sostanzialmente ci indica il minimo di potenza che l’amplificatore dovrebbe fornire alle nostre cuffie (anche se sarebbe consigliabile un po’ di margine) . Sotto questo livello, le cuffie risulterebbero sottoalimentate, con grossa perdita di quantità e qualità dei bassi, consistente restringimento del soundstage (fondanentale se si gioca, ancor più che percepire i passi)  e, in alcuni casi, anche alte frequenze eccessivamente brillanti, come nel caso delle DT990 Pro o DT770 Pro 250ohm.



Passiamo al prossimo punto, quindi.

 

#Le cuffie wireless

Fonte: https://www.head-fi.org/showcase/grado-gw100.24102/

Possono sfruttare per il collegamento alla sorgente onde radio FM (in abbinamento ad una basetta) oppure anche la tecnologia Bluetooth. Il problema di queste tecnologie è che, oltre ad avere un certo lag nel caso del Bluetooth (problema risolvibile con l’adozione dello standard Bluetooth 5.0 o con l’uso dei codec AptX HD o AptX Low Latency, che portano il delay a livelli impercettibili), costano di più delle cuffie con filo e offrono qualità inferiore a causa dell’uso di elettronica interna per fare si che tutto funzioni: un modulo per trasmettere, un DAC e un amplificatore. Ah, non solo: ci sono anche le batterie

DAC e amplificatore che non potranno mai eguagliare o avvicinarsi ad un DAC o un amplificatore separati al di fuori della cuffia, e che la cui qualità (così come quella delle cuffie, visto che per il resto sono identiche a quelle normali: vedere a inizio guida) comunque aumenta con il prezzo. Più spendete, più avete. Ma al contempo stesso, rimane un grosso divario tra filo e wireless, anche se recentemente sono uscite versioni Bluetooth di ottime cuffie HiFi, come le Grado GW100 (in foto poco sopra) tratte dalle SR60/SR80e, o le Audio Technica ATH-M50XBT, o anche le AKG K361/K371BT

La cosa quindi, che ci sentiamo di dire è: evitate cuffie Bluetooth e/o wireless, a meno che non abbiate una stretta necessità. E qualora doveste farlo, lo comprendiamo, ma mettete in conto di spendere almeno 80/100 euro per avere un paio di cuffie di qualità almeno accettabile (niente per palati ultrafini da audiofili, eh!), salvo rarissime eccezioni, come le Koss Porta Pro Bluetooth, che però scontano un estetica che può non piacere (sono rimaste identiche a livello di desgn dagli anni ‘80 a oggi) e la presenza di un collarino sul retro.

 

#Le cuffie USB e il surround 7.1

Fonte

A questo punto, già che ci siamo, accenniamo anche qualcosa riguardo le cuffie USB

Molte aziende del settore gaming vendono, con le loro cuffie, anche una sorta di ”adattatore” USB to jack. L’adattatore in realtà è una specie di piccola scheda audio (perchè, per chi vuole andare più a fondo, non si può far muovere un driver, che ha bisogno di segnali analogici, con segnali digitali)  e che quasi sempre lascia molto a desiderare, con evidenti limitazione della cuffia che quella scheda pilota.

Tutto ciò viene fatto per simulare il surround 7.1, particolarmente richiesto dal mercato “gaming”. Tuttavia questa feature è replicabile senza problemi con un buon software come il Razer Surround Software, o in alternativa qualche scheda audio/accoppiata DAC più amplificatore che lo simula come le Creative X-Fi HD/X-Fi Pro v3, che però non sempre sono competitive in confronto ad altre accoppiate di pari prezzo come l’FX Audio DAC-X6, e che quindi non risultano preferibili al software sopra citato

Esistono pure cuffie con 7.1 reale, che quindi si servono di 8 o più driver per padiglione, ma hanno diversi svantaggi: il peso, che le rende inutilizzabili, e proprio la presenza di 8 o più driver per canale, che oltre ad essere microscopici e costretti in uno spazio troppo piccolo, generano distorsione. Alla luce di tutto questo,  è meglio evitare a prescindere questo tipo di cuffie, visto che i molti svantaggi superano i pochi vantaggi che possono avere, salvo rarissimi casi, tra cui le 1more H1707 o le AKG K270/K340, anche se si servono, nel caso delle K270/K340, di solo due driver dinamici e, in generale, non di 8 driver; o le configurazioni a driver multipli di molti auricolari, in cui si arriva fino a 10 tra woofer, armature bilanciate e driver dinamici, per le ragioni viste nella descrizione dell’armatura bilanciata; anche se non è priva di controindicazioni: c’è il problema del crossover, per “accordare” tutti i driver, e il quello delle dimensioni che questa scelta comporta.

Ecco un esempio pratico di IEM a driver multipli, le KZ ZS10 Pro, in cui sono usate quattro armature bilanciate di cui due per le medie frequenze e due per le alte frequenze, assieme ad un driver dinamico da 10mm; per un totale di 5 driver)

 

A questo punto, possiamo dire di avere finito. Ora che ci siamo, possiamo scegliere meglio il nostro prossimo paio di cuffie. Per eventuali domande o dubbi, c'è il nostro gruppo Telegram